CORTINA RACCONTA - Fuori i soldi
Fuori i soldi
Evento del: 18/08/2011 18:00 - Audi Palace
Data articolo: 19/08/2011
Nonostante il nubifragio inclemente coi vacanzieri ampezzani, la kermesse prosegue e dibatte di banche e stabilità. La conferenza dal titolo “Fuori i soldi” ha come relatori personaggi di prim’ordine dell’economia italiana.

Antonio Vigni, il direttore generale di Monte dei Paschi di Siena, ha ricordato: «Nella settimana nera di Lehmann, MPS ha visto incrementare i depositi. Se sommiamo “debito complessivo” e “settore privato”, siamo ampiamente in linea con paesi come la Francia – ha proseguito – le banche italiane sono solide, hanno superato bene gli stress test. Ad alcune di loro è stato chiesto di aumentare il capitale e queste l’hanno fatto nonostante il periodo difficilissimo. Il giudizio delle società di rating è positivo, se paragonato a quello di altri Paesi. Giornate come queste non devono essere utilizzate per scelte di investimenti, ovvio. Sul versante internazionale, conta la fiducia tra tutti, a partire dalla fiducia tra banche, e riguarda i rapporti con le grandi istituzioni come la Bce». Ha poi aggiunto il DG di MPS: «Le banche italiane stanno superando la crisi proprio perché avevano la più bassa percentuale in Europa legati ai titoli tossici. In questo periodo abbiamo pensato a finanziare le nostre aziende. Il nostro attivo è costituito dal 62% da prestiti, Inghilterra, Francia e Germania poco sopra il 30%. Basilea 3 – pronostica – produrrà un restringimento, ma le banche e le imprese sono sulla stessa barca. Il bilancio è costituito in larga parte da prestiti e in misura minore in titoli di stato italiani nei quali continuiamo a credere. Il debito sovrano è un problema, ma deve crescere la fiducia sia sulle manovre in corso, che dovranno conciliare la riduzione del debito e la crescita (non possiamo correre il rischio che le manovre incidano sulla crescita, ma occorrono fattori correttivi sulla spesa inutile), perché tagliare e incidere solo su una parte può avere effetti recessivi».

Riccardo Bruno, senior partner Clessidra, ha proposto una distinzione: «Perché è vero che viviamo una crisi. Ma l’Italia è caratterizzata da un sistema di aziende molto effervescente e dinamico. Noi nell’ultimo anno abbiamo vissuto una qualità netta di ripartizione tra le aziende: quelle orientate all’export che arrivano a realizzare fatturati importanti e hanno una crescita concreta; dall’altro, quelle che guardano al solo mercato italiano sono in sofferenza. Come si fa ad aiutare le aziende che hanno capacità di crescere a sfruttare le opportunità di crescita?».

Incalzato dalle domande di Sergio Luciano, partner di “InConTra”, Alberto Tripi, presidente Almaviva oltre che delegato di Confindustria per servizi e tecnologie ha sostenuto: «Non è che i soldi si perdano. La speculazione vuol dire che qualcuno ha preso nel suo portafoglio parecchi miliardi e qualcuno è diminuito di una cifra pari. La caduta delle borse è un sintomo del malessere, perché nel caso si registri una crescita gli speculatori non possono farlo. Ed è proprio questo il punto. Se non c’è crescita, le nostre aziende soffrono, ma non per i parametri di borsa. Ma perché, se la crescita è inferiore del 2% annuo, c’è un aumento della disoccupazione. Perché si sta verificando questo? Le politiche fiscali influenzano in maniera drammatica del conto economico di un’azienda (che è lo specchio dello sviluppo di un’impresa). Facciamo un fatturato lordo di circa 900 milioni di euro. Di questi 900, paghiamo circa 130 di iva, 16 di tasse, 150 tasse per i lavoratori. Alla fine il nostro utile netto è 8 milioni. Se rinunciamo ai nostri dividendi possiamo investire 8 milioni, che è poca roba. La banca invece valorizza il patrimonio. Secondo Basilea ormai è importante che una banca abbia patrimonio, cioè beni materiali. Se voi vedete, l’azienda ideale sarebbe un’azienda che ha poco personale, che investe poco, che ha molto patrimonio. Quindi, un’azienda senza dipendenti, fattura 1 euro all’anno, e ha in cassaforte un milione di euro. Se andiamo a premiare gli hedge fund, difficilmente il sistema industriale può avere un grande sviluppo».

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