CORTINA RACCONTA -
PINOCCHIO, O L’ELOGIO DELLA BUGIA
PINOCCHIO, O L’ELOGIO DELLA BUGIA
Evento del:
12/08/2011 21:30
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Audi Palace
Data articolo:
13/08/2011
Contenuto pagina
Piero Dorfles lo dice subito: ‘Pinocchio’ non è una favola per i bambini, ma una favola sui bambini, per questo riserva ai suoi lettori un messaggio di un’attualità sempre intatta. Il grande Collodi utilizza infatti la logica ed il linguaggio dei bimbi per farsi capire e parlare a tutti.
«Birba d’un figliuolo, non ti ho ancora finito di fare e già mi manchi di rispetto». «Sciagurato d’un figliolo: e pensare che ho tanto penato per farti un burattino per bene». Dorfles spiega che – in realtà – il burattino esiste prima di esistere, deve esistere, per rappresentare l’arroganza dei bimbi, l’essere irrispettosi, l’avidità e la materialità. Rileggere con le lenti vispe dell’autore Rai il libro più venduto al mondo (dopo la Bibbia e scalzato, per un attimo, solo dal bestseller Harry Potter) è un viaggio piacevole, “ontologico” lo definirebbe Dorfles.
L’incontro col Grillo Parlante rivela un’antologia dei nostri difetti e vizi, fotografa tutta la tracotanza umana. E rivela le debolezze del genere umano, per esempio con la visione di Pinocchio gemente e piangente. Le bugie, tanto quelle con le gambe corte quanto quelle con il naso lungo, son l’energia di un intero mondo che sa rinunciare al sacrificio della verità. Vengono punite da Collodi solo quelle che danneggiano gli altri. Per questo i nasi per Collodi non sono organi, ma la zona geografica di un’umanità che cresce.
Pinocchio è figlio dello Stato laico di cui ricorre il Centocinquantennio, conclude Dorfles. Eppure quell’“O babbo mio se tu fossi qui” è identico al biblico “Elì, Elì, léma sabactàni”. La musica dell’organetto di Clara Graziano accompagna l’insegnamento conclusivo: «è impossibile evitare l’età della maturazione, un giorno a tutti tocca diventare grandi».