CORTINA RACCONTA - TRIESTE, ITALIA
TRIESTE, ITALIA
Evento del: 17/08/2011 21:30 - Audi Palace
Data articolo: 18/08/2011
​Trieste è uno dei luoghi più belli e aspri d’Italia, in cui mare e rocce sembrano fondersi in un unico abbraccio. Questa la premessa del nostro incontro serale del mercoledì, serata struggente e partecipata in cui la rievocazione spesso lascia il posto alla commozione. La conduzione di Giuseppe Marchetti Tricamo, direttore di “Leggere Tutti” e coautore (con Tarquinio Maiorino e Andrea Zagami) de “L’Italia s’è desta. La vera storia dell’Inno di Mameli e del Tricolore” (edito da Cairo) è dolce ed appassionata. Strabiliante nel chiedere e grande nell’ascoltare. La sua introduzione è dolce e melanconica tanto che, sebbene Trieste già nel nome sia l’anagramma di “è triste”, dopo le dichiarazioni d’amore di questa sera vien voglia di andarci a vivere.

Giampiero Mughini, l’eccentrico editorialista, autore de “In una città atta agli eroi e ai suicidi. Trieste e il caso Svevo” (Bompiani) oggi è inspiegabilmente cauto e quieto, come non ve lo immaginereste neppure. Spiega le ragioni della sua passione per la città spazzata dalla bora e, a proposito delle foto di Berengo Gardin di cui vi diremo, cita l’aforisma di uno dei tanti direttori de l’Espresso secondo cui “un articolo si guarda, mentre una foto si legge”. È perentorio: «questo Paese è sull’orlo dell’abisso. Non sono rambo e dunque non so come parare i danni. Questo governo, trai peggiori della Storia, ha proposto una serie di voci tra cui alcune di interessanti. Detesto chi prova difendere dei privilegi acquisiti adducendo come giustificazioni le più varie». Per Mughini Trieste è «l’ambiguità e la contraddizione senza cui non c’è la vita». C’è stato poco nella città essendo siciliano di nascita e romano d’adozione, eppure spiega: «Vittorini e Kafka hanno scritto libri immensi sul Nuovo Continente senza mai aver messo piede in America».

Confessa poi di vedere l’Italia in bianco e nero, Gianni Berengo Gardin, fotografo e autore de “Gente di Milano” (24 ORE Cultura). Mughini definisce i suoi scatti «una realtà metafisica», la sua camera mira ad un oggetto definito ma finisce per trovar il Dio infinito, «o quasi», scherza. Evoca i maestri americani cui si è ispirato per la propria arte su pellicola e si lagna per l’assenza di industriali illuminati come ai tempi di Olivetti. «Troppi Berlusconi oggi e pochi Olivetti».


Giorgio Pressburger, scrittore e drammaturgo, spiega: «se esiste qualcosa di simile al destino, ecco: il mio è quello d vivere a Trieste, oggi credo di poter dire di conoscere tutti i triestini». Racconta della sua partecipazione al Festival del Cinema di Venezia grazie ad un film (in gergo tecnico un “monodramma”) ispirato ad libro scritto Claudio Magris, confessa che «mi batte il cuore come quando per la prima volta ho messo piede alla Scala, pensando che calcavo il pavimento che aveva visto trionfare grandi della musica come Giuseppe Verdi». Quanto all’abolizione della provincia di Trieste, sebbene sia nato a Budapest, si dice fortemente contrario: «l’ente locale si rende necessario per via delle inefficienze della Regione e perché quel territorio fa da cerniera tra due mondi». Il direttore Marchetti Tricamo chiede a Pressburger di descrivere la città del cuore con una parola. “Volentieri” la risposta, ecco come spiazzare il pubblico di Cortina InConTra in una sola mossa.

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